La Storia del Circolo

Testo di Felice Vercelli, co-fondatore della Casa del Popolo ed ex presidente del Circolo I Maggio

A Nichelino, come in tutta Italia, il dilagare del fascismo provocò lo scontro con le organizzazioni democratiche come la Cooperativa e la Società di Mutuo Soccorso. Esisteva anche il dopolavoro fascista, ma non aveva una sede propria e non ebbe mai un’attività culturale né ricreativa. Alla fine della guerra, dopo il 25 aprile 1945 il Partito Comunista, protagonista della lotta per la Liberazione, uscì dalla clandestinità. I comunisti spuntarono come funghi, ed erano compagni di ogni età. Nichelino aveva allora 7000 abitanti e la sezione del partito contava 700 iscritti, oltre ai tesserati sul luogo di lavoro o iscritti al Fronte della Gioventù. Molte sezioni dei circoli di Torino e provincia erano tornati in possesso delle loro Case del Popolo, sempre piene di compagni e lavoratori che si ritrovavano a dibattere della ricostruzione della nuova società, appena uscita dalla guerra. A Nichelino mancava una Casa del Popolo. I partiti, dovettero accontentarsi di utilizzare e condividere tre stanze del comune, già sedi del Fascio e dell’OMNI. Erano due stanze con un solo ingresso che furono divise una tra Partito Comunista e Partito Socialista e la seconda alla DC. Nel 1946, assieme al Partito Socialista conquistammo la maggioranza comunale e passammo all’opposizione con tre comunisti e un indipendente mentre i compagni socialisti non ottennero alcun seggio. Nel 1948 la DC ebbe la maggioranza relativa al Parlamento con Scelba al Ministero degli Interni, il quale scatenò una durissima reazione antioperaia e antipartigiana e, di conseguenza, si ruppe il movimento sindacale unitario. Le formazioni sindacali scissioniste, uscite dalla CGIL e direttamente al servizio del padrone, si misero in concorrenza alla linea unitaria di prima, permettendo agli industriali la ricostruzione del sistema capitalistico salvato dalla guerra di liberazione. Alcuni scissionisti erano persino arrivati a denunciare al padrone attivisti della CGIL che si battevano affinché la ricostruzione del nostro Paese fosse pagata da tutti e non solo dai lavoratori e dai più deboli, di conseguenza molti attivisti sindacali furono licenziati o trasferiti in reparti “confino”. Per i licenziati era impossibile trovare un lavoro. Molti operai, per paura di rappresaglie, presero a non frequentare più la sezione anche perché in molti luoghi di lavoro c’era la discriminazione e addirittura la scomunica. A Torino vennero sequestrati e chiusi i più prestigiosi Circoli e Case del Popolo come il Bravin, il Robilant, il Carlo Marx. Anche noi, per un certo verso, subimmo la psicosi reazionaria da parte dell’amministrazione comunale, fummo sloggiati dalle stanze del Comune e mandati in alcuni locali adibiti a servizi igienici e magazzino per attrezzi. Ai compagni socialisti vennero assegnati gabinetti e docce, che con il loro lavoro i nostri compagni muratori rimisero in ordine fino a trasformarle in stanze decenti.

1954: nasce la casa del popolo

Tessera di versamento per la casa del popolo

​In questo difficile contesto maturava in noi l’idea di costruire una Casa del Popolo. Aprimmo quindi tra i compagni la sottoscrizione per raccogliere i primi fondi. Chiedemmo intanto alla Federazione un consiglio su procedere in modo legale affinché la nostra Casa del Popolo non ci venisse usurpata come le altre case torinesi. L’avvocato Ugo Spagnoli ci consigliò di costituire una società immobiliare a responsabilità limitata. Si raccoglievano fondi tra tutti, compagni e simpatizzanti, attendendo la gratifica natalizia per versare 10-15.000 lire, mortificando le feste di fine anno pur di poter dare ai lavoratori e ai loro partiti una sede, per trovarsi e discutere i problemi della classe lavoratrice e organizzare il tempo libero. Finalmente depositammo 500.000 lire in banca e con la ricevuta potemmo depositare in tribunale la costituzione della Società Immobiliare La Primavera. Per l’acquisto del terreno ci rivolgemmo inizialmente ai fratelli Segre, proprietari di molti terreni ma quelli siti in zone centrali erano troppo cari. Se avessimo costruito dove oggi sorge la Viberti il terreno ce lo avrebbero dato gratis. Acquistammo il terreno dove sorge la Casa del Popolo con uno stratagemma essendo di proprietà di un attivista DC. Un nostro compagno si presentò a titolo personale per l’acquisto del terreno che, all’atto notarile fu intestato alla Società La Primavera. L’acquisto del terreno diede nuovo slancio ed entusiasmo ai compagni che, oltre a sottoscrivere si impegnarono numerosi a dare la loro opera fattiva per costruire una vera casa anziché una baracca in legno. Stavamo gettando la soletta del primo piano senza bitumatrice, tutto a mano, che fatica! Tra la soletta e i balconi erano oltre cento i metri quadri da gettare, una volta cominciato bisognava finire: siccome si lavorava solo la domenica non potevamo aspettare una settimana, dopo tanti giorni il cemento non avrebbe più fatto presa. Dopo pranzo alcuni non si fecero più vivi; a novembre le giornate sono corte, il buio intralcia il lavoro, quelli rimasti erano stanchi, sfiniti; il lavoro doveva essere terminato; si accesero delle candele, ci scolammo un pintone di vino e cantammo ” La montanara”, riprendemmo e terminammo il getto. A mano a mano che il tempo passava la casa cresceva, ma sempre lentamente. Sabato 11 dicembre 1954 avvenne l’inaugurazione della Casa del Popolo, del Circolo I Maggio e la sistemazione delle Sezioni Politiche e degli organismi di massa: Partito Comunista, Partito Socialista, FGCI, UDI, ANPI. Quando la Casa del Popolo fu finita e il Circolo costituito, bisognava attrezzarlo almeno nel minimo indispensabile come: tavoli, sedie, bancone, bar. I tavoli li costruimmo nella falegnameria del compagno Pinin Moia, la sera dopo cena per oltre un mese. Ne costruimmo 25 pezzi, il resto lo acquistammo ratealmente. Per pagare proponemmo e ottenemmo dai compagni e dalle compagne e dai soci del Circolo la gestione volontaria, in turni mensili, dei locali. La gestione durò 5 anni, fintanto che furono pagati tutti i debiti.

La Casa del Popolo: i compagni e il loro contributo

La Società Immobiliare La Primavera fu costituita perché i compagni potessero acquistare, senza essere ostacolati, il terreno su cui edificare la Casa del Popolo. Sotto la consulenza del Notaio Appendino si costituì un regolare Consiglio di Amministrazione così composto:

  • Presidente: Francesco Taricco; Consiglieri: Rag. Ernesto Nicolino, Felice Vercelli, Giuseppe Moia, Gino Fregnan; Progetto: Geometra Capriolo; Atto costitutivo: Notaio Appendino; Consulente Tecnico: Ingegnier Todros; Muratori: Banchio Michele, Bosco Giuseppe, Roletto Gigi, Viotti Silvio; Riquadratori: Re Matteo, Tosco Gianni; Idraulico: Fregnan Franco; Ferraiolo: Rolle Domenico; Lattoniere: Bertolini Tullio; Elettricista: Viberti Angelo.

Terminata la Casa del Popolo ci sostituì il Circolo Ricreativo I Maggio, il quale pagò per un certo periodo l’affitto alla Società Immobiliare La Primavera. L’inaugurazione della Casa del Popolo e del Circolo I Maggio avvennero nello stesso giorno, l’11 dicembre 1954. Il Circolo I Maggio, con centinaia di soci, presidente Cino Vercelli e amministratore Filippo Taricco e tutto il direttivo, aderì all’ENAL. Nel contempo la Federazione incaricò il compagno Enzo Lalli di istituire un’associazione a carattere regionale chiamata A.R.P.: (Associazione ricreativa piemontese). In seguito si costituì l’ENDAS che era più democratica e vi aderimmo. Dopo molti anni di lotte L’ARCI ottenne il riconoscimento nazionale. Da allora il nostro Circolo collaborò e rafforzò questa associazione.

Di seguito i compagni, i simpatizzanti, artigiani e tecnici che hanno contribuito in modo attivo alla costruzione:

  • Moia Giuseppe, Verzino Piero, Taricco Francesco, Taricco Filippo, Vercelli Felice, Persia Piero, Nicolino Ernesto, lanudi Marta, Sivera Battista, Busano Domenico, Gallea Domenico, Moia Domenico, Fregnan Gino, Battiston Ettore, Piacenza Sabino, Moia Giovanni, Boccardo Angelo, Bussi Francesco, Garis Michele, Stuardi Antonio, Bossola Marco, Stuardi Mario, Battiston Baldi, Bovio Rodolfo, Goretti Pietro e molti altri di cui, con il tempo si è persa memoria.

Per circa cinque anni il Circolo Fu gestito da tre gruppi di volontari per un mese ciascuno per contribuire a pagare le attrezzature (tavoli, sedie, bancone etc) i cui nomi sono:

  • Vercelli Felice, Giaccone Maddalena, Fregnan Gino, Fregnan Rina, Sivera Battista, Persia Rina, Sivera Iris, Saccomani Sara, Moia Giuseppe, Taricco Francesco, Moia Rita, Taricco Lena, Nicolino Dea, lanaudi Marta, Stuardi Antonio, Verzino Piero, Stuardi Piera, Taricco Elena, Pozzato Dario, Taricco Filippo, Pecchio Francesco e moglie, Ceppa Felice e moglie, Pecchio Caterina.

La gestione è stata assolutamente volontaria. A tutti va il sincero affetto e la riconoscenza per la dedizione e il lavoro dedicati alla Casa del Popolo e al Circolo I Maggio.

Felice Vercelli, Agosto 1970