In questo difficile contesto maturava in noi l’idea di costruire una Casa del Popolo. Aprimmo quindi tra i compagni la sottoscrizione per raccogliere i primi fondi. Chiedemmo intanto alla Federazione un consiglio su procedere in modo legale affinché la nostra Casa del Popolo non ci venisse usurpata come le altre case torinesi. L’avvocato Ugo Spagnoli ci consigliò di costituire una società immobiliare a responsabilità limitata. Si raccoglievano fondi tra tutti, compagni e simpatizzanti, attendendo la gratifica natalizia per versare 10-15.000 lire, mortificando le feste di fine anno pur di poter dare ai lavoratori e ai loro partiti una sede, per trovarsi e discutere i problemi della classe lavoratrice e organizzare il tempo libero. Finalmente depositammo 500.000 lire in banca e con la ricevuta potemmo depositare in tribunale la costituzione della Società Immobiliare La Primavera. Per l’acquisto del terreno ci rivolgemmo inizialmente ai fratelli Segre, proprietari di molti terreni ma quelli siti in zone centrali erano troppo cari. Se avessimo costruito dove oggi sorge la Viberti il terreno ce lo avrebbero dato gratis. Acquistammo il terreno dove sorge la Casa del Popolo con uno stratagemma essendo di proprietà di un attivista DC. Un nostro compagno si presentò a titolo personale per l’acquisto del terreno che, all’atto notarile fu intestato alla Società La Primavera. L’acquisto del terreno diede nuovo slancio ed entusiasmo ai compagni che, oltre a sottoscrivere si impegnarono numerosi a dare la loro opera fattiva per costruire una vera casa anziché una baracca in legno. Stavamo gettando la soletta del primo piano senza bitumatrice, tutto a mano, che fatica! Tra la soletta e i balconi erano oltre cento i metri quadri da gettare, una volta cominciato bisognava finire: siccome si lavorava solo la domenica non potevamo aspettare una settimana, dopo tanti giorni il cemento non avrebbe più fatto presa. Dopo pranzo alcuni non si fecero più vivi; a novembre le giornate sono corte, il buio intralcia il lavoro, quelli rimasti erano stanchi, sfiniti; il lavoro doveva essere terminato; si accesero delle candele, ci scolammo un pintone di vino e cantammo ” La montanara”, riprendemmo e terminammo il getto. A mano a mano che il tempo passava la casa cresceva, ma sempre lentamente. Sabato 11 dicembre 1954 avvenne l’inaugurazione della Casa del Popolo, del Circolo I Maggio e la sistemazione delle Sezioni Politiche e degli organismi di massa: Partito Comunista, Partito Socialista, FGCI, UDI, ANPI. Quando la Casa del Popolo fu finita e il Circolo costituito, bisognava attrezzarlo almeno nel minimo indispensabile come: tavoli, sedie, bancone, bar. I tavoli li costruimmo nella falegnameria del compagno Pinin Moia, la sera dopo cena per oltre un mese. Ne costruimmo 25 pezzi, il resto lo acquistammo ratealmente. Per pagare proponemmo e ottenemmo dai compagni e dalle compagne e dai soci del Circolo la gestione volontaria, in turni mensili, dei locali. La gestione durò 5 anni, fintanto che furono pagati tutti i debiti.